giovedì 1 maggio 2014

Non sono poeta

Non sono un poeta
solo un piccolo artigiano
che non sa ancora
dove comincia
e dove finisce il verso.

Scrivo le parole come risalgono
dal serbatoio della memoria
senza belletti e senza fronzoli.

Lavoro di notte
al lume di candela
come l'intarsiatore
o il maniscalco
perchè durante il giorno
la vita urge con i suoi ritmi
e non concede soste.

Aspetto anche se piove
anche se fuori urla il vento
e scalpita
contro le imposte serrate
per tracciare sulla carta
i segni-parole-pensieri-sogni
e scrivere di speranze
che le stagioni non hanno maturato
e forse mai matureranno.

Sono un animale notturno
come il gufo come la civetta.

Le albe sono un assillo
mi spingono a correre
quando vorrei stendermi
difronte al cielo tiepido di luna
e contare le stelle
e alla fine della conta
ricominciare come per le pecore
che saltano lo steccato ad una ad una
nelle notti insonni di afa sudata.

Non sono un viaggiatore solitario
che va per il mondo
in cerca di passato
per comprendere e se possibile
prevedere il futuro
nè mi piacciono
le passeggiate solitarie
per impervi viottoli di campagna
senza destinazioni certe.

Le mie radici affondano
nell'assolata campagna isolana
la mia carne è un impasto
di polvere e sudore
nelle mie vene scorre
un sentore di vento di deserto
di odore di terra riarsa dopo la pioggia
e di frumento.

Attendo la fine del temporale
quando urla il vento
contro le imposte serrate
come se assistessi ad uno spettacolo
che non mi tocca
per continuare la ricerca di parole
che dicano il vulcano di immagini
che dentro di me urgono.

Sono un piccolo artigiano
che in fondo al vicolo
nella casa dalle imposte socchiuse
tinte con vernice grigia
che si confondono con la notte
scrive i suoi versi
per scacciare la paura di domani
con le parole e non come il vecchio
malamente arricchito
che chiuso nell'abito delle domenica
lucido di fine seta sotto il sole
con passo leggero e sciolto
volteggiando il suo bastone
dalla punta ferrata
che disegna cerchi invisibili nell'aria
si avvia verso il sagrato della chiesa
ove l'aspetta la curiosità della gente
in mormorio d'invidia.

Sono il maniscalco che nella notte
illuminata solo dal fuoco
che arde nella forgia
s'industria sull'incudine
a far diventare oggetto di uso comune
il pezzo di ferro informe
abbandonato in fondo alla bottega
per lunghi giorni di indecisione.

Non sono un poeta
non c'è folla che preme
per ascoltare le ultime oracolazioni
nè discepoli a cui passare
importanti conoscenze
da tramandare alle genti future.

Sono un piccolo artigiano
che inventa il presente
spera in un futuro  migliore
e in un esaminatore finale
non giusto ma clemente.



Inedito di calogero restivo
tutti i diritti riservati secondo le vigenti
disposizioni di legge.



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