mercoledì 17 novembre 2010

LA BALLATA DEL RE PICCOLO

Mio padre non era un re ma viveva da re nel suo piccolo regno :una casa
un campo, un piccolo orto una rosa all'angolo nord della casa che a maggio
faceva un fiore di un rosso vellutato che faceva venir voglia di toccarla.
Le nubi prima di urtare e sfrangersi contro i merli del vecchio castello
lasciavano cadere una pioggia sottile ad assicurare buoni raccolti.
Un giorno che era seduto sull' aia a riposare venne un re vero, ed era un
re piccolo piccolo che sembrava un bambino,arrivo' su una carrozza tutta
d'oro e pennacchi colorati avevano i cavalli.
Si avvicinò a mio padre, lo prese per un braccio come si fa con gli amici
"sono stanco del viaggio" disse sedendosi accanto a mio padre e continuò" un
vicino cattivo non ci vuole restituire questa terra che è nostra" e la indicava con
un dito sulla carta "una terra dove abitano nostri fratelli. Ci dobbiamo armare e
fare la guerra,che quello" e con la mano indicava vagamente in alto " ci restituisca
quello che è nostro..."
Mio padre lasciò i campi già pronti per la semina, salutò la mucca Severina
e al cane raccomandò di occuparsi di questo e di quello e andò via.
Andò per terra e per mare, per giorni e giorni andò finchè non giunse dove
le montagne avevano cime che si facevano cielo.
Restò a bocca aperta a guardare.
Il piccolo re venne " vedi " e indicò lontano oltre le montagne " sta là il
nemico" disse e andò via.
Mio padre si mise a guardia e il nemico venne, avanzò fin dentro le case e
fu allora che incominciò a sparare perchè il nemico era il lupo che aggredisce le
pecore fin dentro gli ovili.
Avanzavano quei soldati incuranti del pericolo e certi ma quando si accorsero
che quella cosa nera in mezzo alla neve non la smetteva di sparare e di seminare
la morte, si fermarono, fecero dietro front e incominciarono a correre per
salvare la pelle.
Quando del nemico non si vedeva più nemmeno la polvere che si lasciava
dietro fuggendo , venne il piccolo re e a mio padre che stava a terra sanguinante
disse" E' tutto finito... puoi tornare a casa tua , ora "
Gli batté la mano sulla spalla , come si con gli amici, salì in carrozza e partì e
la gente gridava " viva il re ..evviva..." perchè avevamo vinto ed il re correva a sedersi
"al tavolo" della pace con i cugini re.


Da "Rahal Mauth " ed altre di Calogero Restivo


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